La mammografia rappresenta, allo stato attuale, lo strumento che impatta maggiormente sulla riduzione della mortalità per tumore della mammella.


Indicazioni

  • Metodica di screening per il tumore mammario nelle pazienti a basso rischio

Esecuzione dell’esame


Refertazione

Referti prefatti

MAMMOGRAFIA | FOLLOW-UP POST MASTECTOMIA
Si rilevano esiti di mastectomia sinistra senza assegni clinico ecografici di ripresa di malattia. 
Non si apprezzano tumefazioni sospette.
La struttura mammaria destra e di tipo prevalentemente fibroadiposo.
Non si rilevano addensamenti con caratteristiche radiologiche di evolutività le microcalcificazioni sospette le alterazioni ecostrutturali degni di nota.
Il profilo cutaneo e regolare.
I reparti odierni a destra sono sostanzialmente invariati rispetto al precedente controllo del __/__/____.
In corrispondenza di entrambi i cavi ascellari non si riconoscono linfonodi di diametro o aspetto patologico.
Si consigliano un controllo mammografia o ed ecografico tra un anno salvo diversa indicazione clinica.


Appunti

Mammografia: caratteristiche ed evoluzione

  • Mammografia ed ecografia sono METODICHE DI I LIVELLO
  • La METODICA DI II LIVELLO è la Risonanza Magnetica
    • è anche una metodica di screening nelle Pazienti ad alto rischio
  • Il passaggio prima del II livello di imaging, può e deve essere l’agobiopsia e le procedure percutanee
    • permettono di tipizzare dal punto di vista anatomo-patologico le lesioni che sono radiologicamente sospette
  • Anche “ESAME CLINICO E ANAMNESI” sono importanti nella senologia clinica
    • Ci sono tumori molto difficili da diagnosticare, per i quali l’esame obiettivo, la palpazione e la raccolta della storia clinica, correlati all’imaging, risultano particolarmente importanti.
    • L’anamnesi è da intendersi sia come anamnesi familiare:
      • le Pazienti con più di un parente di primo grado affetto da neoplasia mammaria soprattutto in giovane età
        • hanno un rischio eredo-familiare che è bene indagare
      • anche come anamnesi patologica prossima
        • Ad esempio, nel caso di una Paziente operata con protesi, è importante sapere:
          • quando è stata posizionata la protesi
          • la tipologia di protesi
          • se è cambiato qualcosa nel tempo
          • se c’è stato un versamento
        • Questi dati ci permettono di indirizzare l’attenzione su qualcosa e magari di sollevare il dubbio giusto
  • La mammografia è l’unica metodica utilizzata al momento nei programmi di screening
    • con precisione: la mammografia è l’unica metodica utilizzata nei programmi di screening nelle donne con rischio normale
    • nelle donne ad alto rischio anche la RM è utilizzata nello screening
  • La mammografia viene utilizzata nello screening per una serie di motivazioni:
    • è ripetibile
      • viene effettuata sempre nello stesso modo:
        • proiezione cranio-caudale (CC)
        • proiezione medio-laterale obliqua (MLO)
      • è facile da confrontare
    • gli apparecchi ben distribuiti nel territorio nazionale (nonstante il costo);
    • è panoramica
      • permette di vedere la mammella in toto
        • in ciò si differenzia dall’ecografia che non è panoramica
          • soprattutto nelle mammelle abbondanti
    • nel sospetto clinico elevato di tumore mammario è sempre bene eseguirla
      • indipendentemente dall’età
        • anche nelle pazienti giovani sotto i 35 anni
    • La SENSIBILITÀ è variabile in base alle caratteristiche della mammella
      • se si tratta di una mammella adiposa, la sensibilità è alta (98%)
        • Anche un occhio poco esperto nota una lesione in una mammella fibro-adiposa perché non c’è del tessuto che la nasconde
      • Nelle mammelle dense, molto radiopache, la sensibilità scende (30-69%)
        • La radiopacità della mammella dipende da tante variabili:
          • sicuramente dalla quantità di componente ghiandolare e connettivale
          • ma anche dalla fibrosi mammaria
        • Di solito le donne giovani hanno mammelle più dense
          • componente ghiandolare è predominate, grazie all’azione degli ormoni
            • sono più difficili da valutare rispetto a mammelle di donne più anziane nelle quali la componente ghiandolare si è ridotta dopo la menopausa
    • La SPECIFICITÀ è tendenzialmente alta (70-95%)
      • perché ci sono delle caratteristiche che ci permettono di indirizzarci sulla natura benigna, piuttosto che maligna di una lesione.
  • A confronto è molto più facile rilevare un nodulo (tipicamente radiopaco) in una mammella adiposa che in una densa
    • pertanto, la sensibilità si riduce molto passando da mammelle adipose alle mammelle dense
      • ciò è riportato anche nelle leggende delle lettere di screening organizzato che le Pazienti ricevono, dove si legge che
        • anche se la mammografia è negativa
          • un terzo delle lesioni, cioè il 30% (che è tanto), possono non essere identificate
            • pertanto se la donna avvertisse un sintomo, dovrebbe rivolgersi al medico curante o al centro di screening per effettuare l’accertamento successivo
  • Per ciò che riguarda la specificità
    • quando vedo delle calcificazioni pleomorfe, raggruppate, estese, a distribuzione segmentale
      • non penso a un falso positivo
      • piuttosto a qualcosa di maligno
    • Vi sono quindi dei reperti patognomonici di malignità, che non possono essere confusi con reperti benigni
  • Nel tempo
    • siamo partiti dalla mammografia analogica soppiantata nel 2008 dal mammografo digitale
    • dal 2009 introdotta la tomosintesi,
      • viene erroneamente definita come una mammografia tridimensionale, ma non lo è;
      • si basa sul principio della tomografia.
    • Tutto ciò al fine di migliorare la sensibilità della metodica, cioè l’individuazione delle lesioni sospette, in relazione alla densità mammaria, che rappresenta uno dei limiti maggiori della mammografia.
  • STRUTTURALMENTE la mammografia
    • non è solo un tubo a raggi X che emette radiazioni, ma c’è un compressore che tiene ferma la mammella e consente di studiarla in maniera più dedicata.
      • a frase “la mammografia non ammette che la perfezione”
        • la mammografia, per essere ben interpretata, deve essere ben eseguita
          • validità dell’apparecchiatura
          • lavoro del tecnico.
  • la MAMMOGRAFIA ANALOGICA
    • prevedeva l’esecuzione della mammografia, con sviluppo di pellicola da cassetta; quindi c’era la sviluppatrice e la cassetta e il medico doveva aspettare lo sviluppo della pellicola.
      • Era irripetibile e immodificabile
        • se intercorreva un errore
          • si doveva ripetere l’esame, non c’era modo di recuperare l’immagine.
      • la risoluzione spaziale era buona, quella di contrasto si perdeva un po'.
      • Come veniva effettuata l’acquisizione?
        • L’anodo nel tubo radiogeno era in molibdeno,
        • veniva assorbito da uno schermo al fosforo,
        • la pellicola nella cassetta era una monoemulsione
          • non una bi-emulsione
          • per evitare che ci fossero difficoltà legate alla radiazione diffusa
            • affinché l’immagine fosse più bella
          • La pellicola veniva poi sviluppata, registrata, visualizzata e archiviata.
            • Quindi se la pellicola veniva persa
              • non c’era modo di recuperare alcuna immagine.
            • O anche se c’era un problema di sovra o sottoesposizione
              • l’unico modo era ripetere l’esame
                • non si aveva altro modo di recuperare l’immagine.
          • Soprattutto nel caso di mammelle dense, per vedere le strutture in maniera più dettagliata si poteva effettuare l’ingrandimento mirato.
  • Nel MAMMOGRAFO DIGITALE
    • sono cambiati il generatore del tubo radiogeno e l’anodo (dal molibdeno al rodio, al tungsteno) con filtri differenti.
  • differenza tra pellicola e sistema digitale.
    • La risoluzione di contrasto è migliore nella tecnologia digitale,
      • percepiamo anche il profilo cutaneo
        • utile nel vedere piccole retrazioni cutanee.
  • Nel sistema digitale vi sarà sempre
    • un tubo a raggi X,
    • un sistema di rilevazione e
    • uno di registrazione;
    • vi è poi la ricostruzione dei dati registrati,
    • la visualizzazione a monitor e
    • la possibilità di archiviare le immagini.
  • Il detettore
    • materiale fotoconduttore in selenio amorfo, e ciò fa sì che
      • abbiamo bisogno di molta meno radiazione per avere un’immagine diagnostica.
  • Dopo questi passaggi, a partire dai dati grezzi, abbiamo la possibilità di effettuare un
    • post- processing e di vedere l’immagine diagnostica alla work-station.
      • Un aspetto importante è sicuramente la riduzione del tempo di esecuzione;
        • infatti nel sistema analogico era previsto lo sviluppo della cassetta che allungava i tempi.
          • Attualmente anche implementando la tomosintesi, il tempo di esecuzione è notevolmente ridotto (anche più di 4 minuti), a parità del tempo necessario alla compressione e all’acquisizione vera e propria.
  • Nel mammografo digitale è inoltre presente un sistema di controllo della dose
    • in base allo spessore della mammella e alla composizione del seno
      • breve pre-esposizione prima dell’effettuazione dell’esame
        • ridurre al minimo la dose di raggi X da erogare per avere un’immagine diagnostica
    • Esistono dei valori dosimetrici di riferimento che vengono utilizzati nella valutazione dei programmi di screening a livello europeo
      • in una proiezione mammografica non si devono superare i 2,5 mGy
  • A partire dai dati grezzi acquisiti dall’apparecchiatura (pre-processing), vi sono degli algoritmi di ricostruzione che ci permettono di avere l’immagine diagnostica (post-processing).
  • Inoltre alla workstation possiamo:
    • variare il contrasto, la finestra e il livello
    • possiamo ottenere uno zoom digitale
      • senza dover effettuare un ingrandimento radiologico diretto
    • misurare in maniera diretta e accurata
      • nella mammografia analogica la scala dimensionale era di 1:1, quindi misuravamo le lesioni con un righello sulla pellicola
    • fare l’inversione cioè vedere le strutture radiopache nere, e viceversa.
  • la mammografia digitale permette una riduzione della dose.
    • valutazione fatta (dalla fisica sanitaria) su un fantoccio di plexigas a spessore differente
      • simulando mammella compressa che può avere differenti spessori
    • con il tubo di molibdeno (mammografia analogica) la dose era superiore rispetto al tubo in tungsteno (mammografia digitale).
  • uno studio che comparava in ambito di metodiche screening le performance della film mammography, cioè della mammografia analogica versus la mammografia digitale,
    • la mammografia digitale è più accurata,
      • permettendo di effettuare una diagnosi più precisa nelle donne con età <50 anni;
        • consente di vedere meglio le mammelle dense
  • Tuttavia, anche con l’avvento della mammografia digitale, e con la successiva implementazione della tomosintesi, non abbiamo risolto tutti i problemi.
    • si tenderà sempre di più a costruire degli screening personalizzati con le metodiche più opportune, a seconda della struttura mammaria che si deve studiare.

Mammografia: Protocollo di esecuzione e proiezioni

  • La mammografia, a meno che la Paziente non sia stata operata, viene eseguita bilateralmente, con due proiezioni:
    • la cranio-caudale
    • la medio-laterale obliqua
  • sono le due proiezioni standard
    • più eventuali proiezioni aggiuntive
      • la cui esecuzione viene valutata in base al caso dal radiologo

Requisiti per una mammografia digitale

  • Adeguata compressione della mammella
    • importante che durante l’esame la mammella sia ben compressa,
      • in questo modo la mammella non si muove
      • aumentando lo spessore della mammella sarebbe necessaria una dose maggiore
      • La compressione viene eseguita con degli appositi compressori
        • possono essere di diverse dimensioni
          • alcuni dedicati solo all’ingrandimento mirato
        • possono essere manovrati
      • importante la gradualità della procedura di compressione
        • altrimenti provochiamo dolore alla Paziente
          • risultato che
            • o sviene
            • o non vorrà mai più ripetere questo esame nella sua vita
    • Quindi una buona compressione mi permette di:
      • mantenere ferma la mammella
      • di ridurre la dose
  • Conoscenza dell’apparecchio
  • Corretto posizionamento
  • Conoscenza dei criteri di correttezza

Proeizioni

  • Per quanto riguarda le proiezioni
    • LA PROIEZIONE CRANIO-CAUDALE (CC)
      • la Paziente si posiziona davanti al mammografo
        • con la testa girata nella direzione opposta alla mammella in esame
      • Il tecnico stende la mammella sul detettore cercando di
        • allineare il capezzolo
        • portare all’interno del campo la gran parte della mammella
          • soprattutto i quadranti più esterni
            • facendo abbassare la spalla alla Paziente
      • il compressore scende azionato dal pedale
        • Il tecnico si assicura che la Paziente non si sposti mentre effettua la compressione
      • vengono posizionate delle piccole semilune
        • in base alle quali il mammografo effettua una pre-espoizione sulla mammella
          • in base alla densità della mammella
            • eroga la giusta quantità di mAs e KV al fine di effettuare una corretta acquisizione dell’immagine
      • per convenzione nella proiezione cranio-caudale
        • i quadranti esterni sono rappresentati in alto
        • i quadranti interni sono rappresentati in basso
      • In questa proiezione dobbiamo vedere la regione retro-areolare e visualizzare la parte più profonda, quindi il grasso retro-ghiandolare e la parte iniziale del muscolo pettorale.
      • CRITERI DI CORRETTEZZA DELLA PROIEZIONE CRANIO-CAUDALE (CC)
        • IDENTIFICAZIONE
          • è una cosa fondamentale che vale per tutti gli esami che andiamo a fare
            • non dobbiamo sbagliare paziente; l’immagine deve essere identificata correttamente
        • SIMMETRIA
          • la mammella deve essere omogeneamente stirata;
            • deve essere garantita la simmetria destra-sinistra,
            • anche quella quadranti interni-esterni;
        • CAPEZZOLO IN ASSE
        • GHIANDOLA AL CENTRO
          • è importante perché il compressore esercita la sua azione al meglio nella parte centrale;
            • se metto la mammella ai bordi non sarà compressa adeguatamente;
        • DIMOSTRAZIONE SPAZIO RETROMAMMARIO
          • oltre al grasso sottocutaneo,
            • che è anteriore alla parte ghiandolare (radiopaca)
            • dovrei sempre visualizzare il grasso retro-mammario e
              • posteriormente ad esso la lunetta radiopaca che è il muscolo pettorale;
        • ASSENZA ARTEFATTI E PIEGHE
          • in particolare nelle pazienti operati si hanno delle pieghe cutanee;
            • queste possono creare delle false immagini oppure nascondere delle piccole lesioni;
        • ADEGUATA COMPRESSIONE
    • LA PROIEZIONE MEDIO-LATERALE OBLIQUA (MLO)
      • la paziente è davanti al mammografo
        • mentre nella proiezione cranio-caudale lo stativo è posto a 0°, cioè il sistema tubo-detettore non è inclinato,
        • nella medio-laterale obliqua c’è una rotazione consensuale del tubo radiogeno e del detettore con un’inclinazione di 45°.
      • l’irradiazione della mammella è sempre perpendicolare
      • Alla Paziente viene fatto sollevare il braccio.
      • Questa proiezione consente di includere anche il prolungamento ascellare,
        • regione della mammella che non viene inclusa nella proiezione cranio-caudale
        • ma che è importante da visualizzare perché può essere sede di patologia
      • la proiezione medio-laterale obliqua permette di visualizzare:
        • il prolungamento ascellare
        • il quadrante superiore
        • il quadrante inferiore
        • il muscolo pettorale.
      • eseguiamo almeno due proiezioni (CC e MLO) perché consentono
        • di vedere parti differenti della mammella
        • localizzare una data lesione
      • CRITERI DI CORRETTEZZA DELLA PROIEZIONE MEDIO-LATERALE OBLIQUA (MLO)
        • IDENTIFICAZIONE
        • SIMMETRIA
        • CAPEZZOLO IN ASSE
        • RAPPRESENTAZIONE IMMAGINE RIFERIBILE AL MUSCOLO PETTORALE FINO AL LIVELLO DEL CAPEZZOLO
          • il muscolo pettorale è quello in alto a destra radiopaco;
          • l’apice inferiore di questo dovrebbe proiettarsi sino all’altezza del capezzolo.
        • RAPPRESENTAZIONE ANGOLO SOTTO-MAMMARIO o solco sottomammario:
          • quella puntina radiopaca che si vede in basso;
          • ciò è importante perché anche lì possono esserci delle lesioni;
        • ASSENZA ARTEFATTI E PIEGHE
          • voluminose pieghe cutanee possono andare a mascherare
            • una piccola opacità che si proietta in quella zona, dove c’è la radiopacità della plica.
        • ADEGUATA COMPRESSIONE
    • la proiezione medio-laterale (ML) a 90° rientra in quelle standard
      • in alcuni centri viene effettuata ma non tutti i centri la eseguono routinariamente
        • In questo caso il tubo radiogeno e il detettore sono inclinati di 90° rispetto al pavimento, e pertanto rappresenta una proiezione ortogonale perfetta rispetto alla cranio-caudale.
          • Se utilizzassimo queste due proiezioni ortogonali tra loro la localizzazione di una lesione sarebbe più precisa,
            • utilizzando la cranio-caudale e la medio-laterale obliqua si realizza uno slittamento che poi vedremo.
      • CRITERI DI CORRETTEZZA DELLA PROIEZIONE MEDIO-LATERALE (ML)
        • IDENTIFICAZIONE
        • SIMMETRIA
        • CAPEZZOLO IN ASSE
        • RAPPRESENTAZIONE IMMAGINE RIFERIBILE A PARTE DEL MUSCOLO PETTORALE
        • RAPPRESENTAZIONE ANGOLO SOTTO-MAMMARIO
        • ASSENZA ARTEFATTI E PIEGHE
          • voluminose pieghe cutanee possono andare a mascherare
            • una piccola opacità che si proietta in quella zona, dove c’è la radiopacità della plica.
        • ADEGUATA COMPRESSIONE
    • LE PROIEZIONI AGGIUNTIVE
      • alcune PROIEZIONI RUOTATE
      • altre proizioni che includono meglio il prolungamento ascellare
        • come LA PROZIONE DI “CLEOPATRA”
      • proiezioni che vengono eseguite in caso di
        • impianto protesico
          • dislocando posteriormente la protesi o
      • altre che prevedono delle compressioni di zone specifiche della mammella
        • definite compressioni mirate
  • Un discorso diverso è L’INGRANDIMENTO RADIOLOGICO DIRETTO,
    • diverso dallo zoom digitale
    • si esegue posizionando un distanziatore dal detettore
      • perciò la mammella viene poggiata non sul detettore
        • ma su un supporto che la allontana dal detettore e la avvicina alla fonte radiogena.
    • la mammella anche in questo caso viene compressa
      • la parte che si vuole studiare viene magnificata, per la legge biquadratica.
    • questa proiezione è importante perché ci consente di vedere nel dettaglio strutture molto piccole, come le microcalcificazioni.
    • ha un valore completamento diverso rispetto allo zoom elettronico, rispetto al quale ha maggiori vantaggi.

  • In mammografia si confronta sempre la mammella di destra e quella di sinistra.
    • Non tutte le asimmetrie sono patologiche, perché potrebbe esserci una maggiore rappresentazione ghiandolare in un dato quadrante a destra e in un altro nella mammella di sinistra.
  • Quando ci sono dei PROBLEMI DI POSIZIONAMENTO
    • può dipendere da uno sterno prominente o incavato
    • in caso di mammella molto piccola
    • o se la Paziente non riesce a muovere bene il braccio
    • possono adottarsi degli aggiustamenti che consentano di ottenere proiezioni diagnostiche.
  • In particolare, parlando delle PORTATRICI DI PROTESi, ricordatevi bene che la mammografia si può effettuare,
    • anche se il chirurgo plastico lo sconsiglia, temendo di rovinare la protesi.
      • La compressione, infatti, non viene effettuata come nel caso di mammelle senza protesi: viene compressa molto poco e tenuta ferma.
      • È importante ciò soprattutto nelle portatrici di protesi estetiche, più che nelle Paziente sottoposte a svuotamento ghiandolare, perché nelle prime residua del tessuto ghiandolare che si può ammalare.
    • Attualmente con la mammografia digitale, esiste un software particolare, per cui se viene impostata “protesi”, la macchina esegue un’acquisizione e una retro-ricostruzione che consente di vedere il tessuto ghiandolare adiacente alla protesi.
      • protesi retroghiandolari
        • molto radiopache
    • Si può adottare un tipo di proiezione particolare, la PROIEZIONE DI EKLUND,
      • prevede di spingere indietro la protesi e di comprime solo la parte ghiandolare.
      • Questo stesso tipo di proiezione la adottiamo anche quando facciamo le biopsie su guida stereotassica su portatrici di protesi;
        • quindi è assolutamente possibile effettuare agobiopsie su mammelle con protesi o altri tipi di procedure, come aspirare il versamento peri-protesico, se necessario.
  • Esistono poi delle PROIEZIONI SPECIALI:
    • se vogliamo vedere meglio i quadranti interni EXTRA-RUOTIAMO IL SENO
    • allo stesso modo se vogliamo vedere meglio quelli esterni, lo INTRA-RUOTIAMO IL SENO
  • Poi esistono delle PROIEZIONI “SLITTATE”
    • nelle quali orientiamo il tessuto in modo tale che non ci siano sovrapposizioni di diverse strutture e poter valutare l’eventuale presenza d un’alterazione.
  • Esiste ancora, una PROIEZIONE PER IL PROLUNGAMENTO ASCELLARE “DI CLEOPATRA”
    • nella quale la Paziente viene fatta poggiare sul mammografo
      • in modo tale da includere
        • la parte esterna della mammella
        • il muscolo pettorale
      • Ciò diventa importante nel caso ad esempio di mammelle molto piccole, in cui è più difficile includere la porzione esterna.
  • Tra le proiezioni aggiuntive vi è poi la COMPRESSIONE MIRATA,
    • si realizza tramite dei particolari tipi di compressori;
      • andando a comprimere solo una parte della mammella riusciamo a vedere meglio una data zona e magari a risolvere un dubbio.
    • Se c’è una formazione nodulare, anche schiacciandola, non sparisce;
      • invece una sovrapposizione di strutture, se la schiaccio, si allarga e non è più visibile come un’immagine nodulare.
  • Di default le prime due proiezioni:
    • la cranio-caudale
    • la medio-laterale-obliqua
  • Abbiamo anche visto come in effetti, la cranio- caudale e la medio-laterale (e non la medio-laterale obliqua) siano proiezioni perfettamente ortogonali tra loro e ciò in effetti permetterebbe la precisa localizzazione delle lesioni:
    • nella CC definisco se la lesione è nei quadranti interni o negli esterni,
    • nella ML nei quadranti superiori o in quelli inferiori.
  • Nella ML in realtà per un problema di proiezione, bisogna tenere conto di un piccolo trucchetto per localizzare effettivamente le lesioni e per poterle poi trovare anche in ecografia.
    • In particolare, tutte le lesioni che nella proiezione CC sono nei quadranti interni,
      • nella ML saranno più craniali,
        • cioè vengono sproiettate verso il basso, ma in realtà sono più alte.
    • Allo stesso modo una lesione che nella CC vedo nei quadranti esterni, e che nella MLO vedrò al centro,
      • mi devo aspettare che nella realtà, e nella ML sia più caudale.
    • Le lesioni centrali rimangono nella stessa posizione.
      • Quindi il trucchetto che viene proposto è: “i mediali salgono e i laterali scendono”

Mammografia nello screening

  • La mammografia, come prima accennato, è l’esame di I livello offerto alle pazienti che aderiscono al programma di screening
  • L’esame è eseguito dal tecnico di radiologia dedicato
  • è presente uno schema adatto alla raccolta completa dei dati clinico-anamnestici
    • sintomi
    • pregresse mammografie
  • Fra i sintomi sospetti per neoplasia mammaria:
    • la presenza di nodularità
    • la presenza di secrezione
    • la comparsa di fenomeni di retrazione cutanea
  • È assolutamente imprescindibile da parte del senologo unire i dati radiologici, ottenuti dalla mammografia, a quelli clinico-anamnestici
  • L’esame di screening è costituito dalla mammografia eseguita nelle due proiezioni standard (CC e MLO)
    • non è prevista in questa fase la tomosintesi
  • Le mammografie di screening vengono lette da due senologi differenti in doppio cieco
    • operatori sono estremamente qualificati
      • devono frequentare degli appositi corsi specialistici nella lettura delle mammografie di screening
    • in un futuro prossimo, per compensare la carenza di senologi, potrebbe essere utilizzato nel programma di screening un sistema di intelligenza artificiale come secondo lettore delle mammografie
  • Nel caso in cui l’esame sia negativo per entrambi i lettori
    • la paziente riceverà una lettera a casa in cui viene comunicato
      • l’esito negativo dell’esame
      • la data di follow-up successiva
        • biennale 50-74 anni
        • annuale 45-49 anni
  • Nel caso in cui un solo lettore identifica un’anomalia
    • reperto radiologico sospetto
    • tecnica radiologica non corretta
    • viene effettuato un richiamo e richiesto un approfondimento di II livello
    • Il richiamo può avvenire anche qualora la paziente a mammografia negativa
      • segnali un reperto clinico sospetto
  • RICHIAMO TECNICO
    • Il richiamo tecnico non deve essere superiore all’1% degli esami eseguiti
    • Le cause più frequenti sono:
      • errori di posizionamento
      • presenza di artefatti:
        • capelli
        • creme
        • deodoranti
      • un'altro tipo di artefatto, non visibile in era digitale
      • a causa delle cariche elettrostatiche quando venivano utilizzate le pellicole radiografiche
        • possono simulare alcuni reperti quali le calcificazioni
      • per prevenire la presenza di artefatti è fortemente raccomandato:
        • l’utilizzo di cuffie per capelli monouso
          • evitare la presenza di capelli sovrapposti al seno durante la mammografia
        • non utilizzare cosmetici il giorno dell’esame
  • RICHIAMO PER REPERTO SOSPETTO
    • avviene molto più frequentemente in presenza di:
      • opacità nodulari (64%)
        • approfondimento con tomosintesi
      • microcalcificazioni (19%)
        • approfondimento con radiogrammi mirati con ingrandimento diretto
      • distorsione (17%)
        • approfondimento con tomosintesi
    • una volta effettuato il richiamo della paziente possono essere eseguiti vari tipi di approfondimento a seconda del tipo di reperto:
      • Radiogrammi mirati con ingrandimento diretto (microcalcificazioni)
      • Tomosintesi (distorsioni strutturali, opacità)
      • Ecografia (valutazione lesioni insieme a cavo ascellare omolaterale per linfonodi)
        • ottimo strumento in ambito di senologia interventistica
          • se la lesione è visibile, può essere effettuata un’agobiopsia ecoguidata
      • se gli approfondimenti diagnostici sono negativi
        • classico follow-up a 1 o 2 anni a seconda dell’età della paziente
      • se invece tali approfondimenti fossero dubbi o positivi
        • si procede all’esecuzione di agobiopsia percutanea
          • Vi sono tre possibilità:
            • agoaspirato con ago sottile per linfonodi
              • tru-cut solo nei casi particolari
            • agobiopsia con ago tru-cut (core-biopsy)
            • prelievo mediante sistema VABB (Vacuum Assisted Breast Biopsy)
              • il sistema VABB oggi è sempre più in disuso
                • veniva e viene applicato ai linfonodi sospetti per adenopatia
                  • anche se oggi si ricorre molto più spesso ad aghi trancianti (tru-cut)
        • Nel caso di agobiopsia con esito positivo per patologia tumorale:
          • si programma la visita senologica
          • si discute il caso clinico presso il Gruppo Interdisciplinare di Cure (GIC)
            • stabilire l’iter diagnostico-terapeutico della paziente
  • RICHIAMO PER SINTOMO
    • la paziente può effettuare un richiamo in autonomia qualora riscontrasse un reperto clinico sospetto
      • secrezione sierosa e/o ematica dal capezzolo
      • (auto)riscontro di un nodulo
      • addensamento
      • retrazione cutanea
    • l’iter di approfondimento è analogo a quello di reperto radiologico positivo
      • Tomosintesi (distorsioni strutturali, opacità)
      • Ecografia (valutazione lesioni insieme a cavo ascellare omolaterale per linfonodi)
      • la donna può rivolgersi al Centro di Screening, programmando un appuntamento per eseguire gli opportuni accertamenti
        • questo tipo di approccio si chiama “sblocco sintomi”
          • in questo caso gli esami di I e II livello vengono eseguiti nella stessa seduta
            • l’iter successivo è identico
              • infatti se gli approfondimenti diagnostici sono negativi, si prosegue con il classico follow-up a 1 o 2 anni a seconda dell’età della paziente
              • se invece tali approfondimenti fossero dubbi o positivi
                • si procede all’esecuzione di agobiopsia percutanea che, in caso di esito positivo per patologia tumorale
                  • darà luogo a visita senologica e discussione in GIC

  • Quando si è alla ricerca di eventuali asimmetrie nella proiezione MLO,
    • vanno indagate subito due zone:
      • la regione retroareolare
      • la cosiddetta “MILKY WAY” (O VIA LATTEA).
        • per “Milky Way” si intende una fascia che dista 3-4 cm dal confine del muscolo grande pettorale
      • Queste due zone sono quelle da studiare con più attenzione nella proiezione MLO
        • sono sede di lesioni che possono sfuggire ad un operatore poco attento
  • Quando si è alla ricerca di eventuali asimmetrie nella proiezione CC vanno annoverate:
    • la metà mediale della mammella
    • la cosiddetta “NO MAN’S LAND”

Bibliografia


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