Diagnostica senologica dopo terapia neoadiuvante

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  • La TERAPIA NEOADIUVANTE viene proposta a pazienti con TUMORI LOCALMENTE AVANZATI
    • per le quali il trattamento chirurgico non è possibile in prima istanza
      • per infiltrazioni del muscolo
      • per coinvolgimento importante del cavo ascellare
      • per esteso interessamento mammario
    • per questo motivo si è ideato un approccio terapeutico medico con lo scopo
      • di ridurre il carico di malattia
      • di consentire resezione chirurgiche meno demolitive

Tratto da: Radiologyassistant

  • Nell'ambito delle TERAPIE NEOADIUVANTI COLLABORANO
    • il radiologo
    • l’anatomopatologo
    • il chirurgo
    • l'oncologo

  • Il RADIOLOGO è il primo ad effettuare le sue valutazioni e a segnalare eventuali reperti significativi
    • il ruolo del radiologo è quello di effettuare per primo una stadiazione loco-regionale della malattia
      • fornisce informazioni relative al grado di risposta al termine del trattamento
      • permettendo un corretto planning chirurgico nell'eventualità di malattia residua

  • Un ruolo centrale è quello dell'ANATOMOPATOLOGO perché
    • definisce la natura della lesione attraverso l'analisi del campione bioptico
    • testa eventuali suscettibilità a terapie neoadiuvanti specifiche

  • Nella diagnosi e nel monitoraggio della risposta alla terapia neoadiuvante
    • valgono le stesse regole dell'iter diagnostico senologico classico
    • tenendo presente che in questo caso la RISONANZA MAGNETICA riveste un ruolo centrale
      • infatti aggiunge al dato morfologico informazioni di natura funzionale
        • a fronte di un reperto mammografico immodificato rispetto al controllo pre-terapia
          • la risonanza magnetica può esaltare o escludere la presenza di tessuto vitale residuo
          • il gold standard per la valutazione della risposta rimane sempre la RM

  • Nella VALUTAZIONE PRE-TRATTAMENTO è importante
    • valutare l'estensione della lesione
    • valutare lo stato linfonodale
    • eseguire multipli campionamenti agobioptici mirati
      • per il bias legato alla eterogeneità strutturale di queste lesioni

  • Prima della terapia è fondamentale MARCARE LA LESIONE
    • in modo da sapere in ogni momento dove ritrovarla
      • soprattutto per quelle situazioni in cui il carico di malattia si riduce a tal punto da non rendere più evidente la lesione
        • il chirurgo deve sapere eventualmente dove intervenire

  • l'ESAME CLINICO è uno dei punti nella valutazione di queste pazienti, nel pre- e post-terapia
    • anche se nel complesso non può essere considerato così attendibile
      • è sempre difficile determinare se un nodulo solido post-terapia rappresenta
        • una recidiva
        • o un’esito fibrotico

  • La MX ha gli stessi limiti già visti per quanto riguarda la diagnosi
    • la densità
    • le caratteristiche morfologiche delle lesioni
    • l’eventuale presenza di microcalcificazioni
    • possono inficiarne l’attendibilità diagnostica
  • Sicuramente grosse lesioni dense sono molto ben studiabili e monitorabili con la MX
    • viceversa nel caso delle distorsioni architetturali
      • è molto difficile determinare se eventuali riduzioni siano effettivamente legate alla risposta alla terapia
  • Per quanto riguarda invece le MICROCALCIFICAZIONI
    • segno di necrosi
    • è possibile assistere nel corso della terapia ad un incremento/decremento del loro numero
      • senza che sia possibile determinare l’effettiva quota di tessuto patologico vitale
    • al termine del trattamento possono comparire numerose microcalcificazioni
      • conseguenza dello sviluppo di necrosi post-terapia
      • oppure possibile che ci fossero già
        • ma fossero mascherate dalla elevata densità della lesione
  • La valutazione della DENSITÀ MAMMARIA
    • se pre-terapia si evidenzia una mammella a struttura densa
      • con il progredire del trattamento la densità mammaria si riduce
        • la densità elevata della ghiandola fosse secondaria alla patologica sovversione strutturale

  • La TOMOSINTESI ha un ruolo sia nella valutazione pre- che nella post-operatoria
    • determina un aumento dell’accuratezza nella misurazione delle dimensioni delle lesioni
      • permette di valutare meglio
        • i margini
        • le distorsioni
        • le microcalcificazioni
  • Dal punto di vista dell’appropriatezza, sia pre- che post-terapia
    • la tomosintesi viene indicata come metodica utile
    • fermo restando che il gold standard per la valutazione della risposta rimane sempre la RM

  • L’ECOGRAFIA può essere d’aiuto
    • soprattutto per la valutazione dei linfonodi ascellari
      • per quanto la loro valutazione nel post-trattamento sia comunque complicata
        • sia con l’ecografia che con la RM
    • uno dei grossi limiti dello studio ecografico è rappresentato dalle dimensioni della sonda
      • in quanto non sono correttamente misurabili
        • le lesioni di diametro >4cm
        • le lesioni multifocali
  • Molto importante è anche il posizionamento di MARCATORI all’interno delle lesioni per favorire la loro localizzazione dopo il trattamento
    • clips metalliche amagnetiche
    • carbone vegetale
    • dati basati sull’evidenza (EBM) dimostrano
      • la radicalità delle resezioni sia inferiore
        • nei casi in cui non si è provveduto alla marcatura delle lesioni
          • con conseguente aumento del rischio di recidiva locale rispetto a lesioni marcate

  • Lo stesso concetto vale anche per il MONITORAGGIO DEI LINFONODI ASCELLARI
    • i linfonodi da marcare sono:
      • il linfonodo sentinella
      • linfonodi con istologia positiva dopo ago-biopsia
        • durante la resezione chirurgica vengono rimossi
          • sia il linfonodo sentinella
          • che il linfonodo marcato
            • utile perché così anche l’anatomopatologo può fornire una valutazione più completa sulla risposta anche a livello linfonodale.

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